Do ut des: le anime pezzentelle
Aggiornamento: 23 gen
I napoletani hanno sempre avuto un rapporto particolare col mondo dell’aldilà, il culto dei morti ha radici antiche che si perdono nelle origini di questa città così particolare fondata dai greci. Ed è proprio a loro che si deve la nascita di luoghi di sepoltura dove un tempo venivano portati i corpi e lasciati al di fuori delle mura della città dove vivevano uomini chiamati eunostidi i quali forse si occupavano del seppellimento e la cura dei morti. Nello stesso luogo dove secoli dopo sorse il famoso cimitero delle fontanelle nel Rione Sanità per accogliere i corpi dei tanti che nel corso dei secoli persero la vita a causa delle numerose epidemie come la peste e il colera.
Normalmente chi apparteneva ad uno status sociale superiore aveva la possibilità di essere sepolto in tombe monumentali fatte costruire all’interno delle cappelle delle chiese, servendosi di architetti, scultori e artisti tra i più famosi, o nelle terresante al di sotto delle pavimentazioni dei luoghi di culto. Anche agli appartenenti ad una confraternita che avessero fondato una chiesa dedicata al loro santo protettore, era concesso di essere seppelliti nelle cripte di queste chiese.
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